Oggi vorrei condividere con voi una lirica di uno dei
miei autori preferiti, il poeta irlandese W.B. Yeats. Di questa poesia amo in
particolar modo l’atmosfera magica che si viene a creare quando la si legge, mi
ha sempre dato l’impressione di essere trasportata in un altro luogo man mano
che scorrono le parole.
Le protagoniste della storia narrata sono le fairies, le creature fatate che popolano le colline d’Irlanda, non dissimili da quelle che si possono incontrare sui nostri monti. L’origine delle fairies non è certa: secondo alcuni sono antiche divinità, secondo altri spiriti della terra… quello che è certo è che non hanno una dimensione precisa, poiché a causa del loro carattere capriccioso possono cambiare aspetto a preferenza, e anche per quanto riguarda il comportamento non c’è un atteggiamento costante, poiché varia a seconda delle circostanze. Ad esempio, durante le tre grandi celebrazioni dell’anno, Beltane, la Mezza Estate e Samhain danzano e festeggiano, ma anche in queste occasioni possono essere sgarbate e paralizzare uomini e carri con i loro dardi incantati, oppure rapire un umano, spesso un bambino. In questo caso si parla di changeling, ovvero lo scambio di un bambino umano con uno fatato malato oppure con un ceppo incantato che di lì a poco “muore”, ingannando così i genitori che ritengono sia loro figlio a morire. Chi viene portato via invece è felice, vive secondo gli usi delle fairies, con abbondante cibo, musica e danze. L’abitudine di cercare di convincere i bambini umani ad unirsi alle loro danze e ai loro giochi è un tratto che accomuna le fairies della lontana Irlanda con quelle delle nostre terre, ed è proprio un avvenimento simile che viene narrato da Yeats in questa poesia. Un altro elemento in comune è quello di indossare un berretto, sovente di colore rosso. Il rosso è da sempre il colore della magia, perciò non stupisce che sia stato scelto da queste creature per i loro allegri copricapo. Con le misteriose fairies in mente ho realizzato questa cuffia, che sarebbe davvero adatto da indossare durante una danza invernale intorno a un falò.
Aggiungo che in questa lirica si trova l’ispirazione del titolo del mio blog: “weaving olden patterns” deriva infatti dal verso “weaving olden dances” (“intessendo antiche danze”) della seconda strofa di questa poesia.
Le protagoniste della storia narrata sono le fairies, le creature fatate che popolano le colline d’Irlanda, non dissimili da quelle che si possono incontrare sui nostri monti. L’origine delle fairies non è certa: secondo alcuni sono antiche divinità, secondo altri spiriti della terra… quello che è certo è che non hanno una dimensione precisa, poiché a causa del loro carattere capriccioso possono cambiare aspetto a preferenza, e anche per quanto riguarda il comportamento non c’è un atteggiamento costante, poiché varia a seconda delle circostanze. Ad esempio, durante le tre grandi celebrazioni dell’anno, Beltane, la Mezza Estate e Samhain danzano e festeggiano, ma anche in queste occasioni possono essere sgarbate e paralizzare uomini e carri con i loro dardi incantati, oppure rapire un umano, spesso un bambino. In questo caso si parla di changeling, ovvero lo scambio di un bambino umano con uno fatato malato oppure con un ceppo incantato che di lì a poco “muore”, ingannando così i genitori che ritengono sia loro figlio a morire. Chi viene portato via invece è felice, vive secondo gli usi delle fairies, con abbondante cibo, musica e danze. L’abitudine di cercare di convincere i bambini umani ad unirsi alle loro danze e ai loro giochi è un tratto che accomuna le fairies della lontana Irlanda con quelle delle nostre terre, ed è proprio un avvenimento simile che viene narrato da Yeats in questa poesia. Un altro elemento in comune è quello di indossare un berretto, sovente di colore rosso. Il rosso è da sempre il colore della magia, perciò non stupisce che sia stato scelto da queste creature per i loro allegri copricapo. Con le misteriose fairies in mente ho realizzato questa cuffia, che sarebbe davvero adatto da indossare durante una danza invernale intorno a un falò.
Aggiungo che in questa lirica si trova l’ispirazione del titolo del mio blog: “weaving olden patterns” deriva infatti dal verso “weaving olden dances” (“intessendo antiche danze”) della seconda strofa di questa poesia.
Il fanciullo rapito
Là dove gli alti monti | Di Sleuth Wood si bagnano nel lago, | Là si trova un’isola verde | Dove sbattendo le ali gli aironi svegliano | I sonnolenti topi d’acqua; | Là abbiamo nascosto le nostre tinozze incantate, | Colme di bacche | E delle più rosse ciliegie rubate. | Vieni via, fanciullo umano! | Verso le acque e le terre selvagge | Con una fata, mano nella mano. | Poiché al mondo vi è più dolore di quanto tu possa comprendere. || Là dove l’onda del chiaro di luna fa brillare | Le opache sabbie grigie, | Lontano, presso Rosses, | Noi danziamo tutta la notte, | Intessendo antiche danze, | Intrecciando le mani ed intrecciando gli sguardi | Fino a che la luna non vola via; | Avanti e indietro saltiamo | E cerchiamo le bolle spumeggianti, | Mentre il mondo è pieno di dolori | E ansioso dorme. | Vieni via, fanciullo umano! | Verso le acque e le terre selvagge | Con una fata, mano nella mano. | Poiché al mondo vi è più dolore di quanto tu possa comprendere. || Dove l’acqua girovaga zampilla | Dalle colline sopra Glen-Car, | In pozze tra i salici | Dove neanche una stella potrebbe bagnarsi, | Cerchiamo le trote dormienti | E sussurrando loro all’orecchio | Ne turbiamo i sogni; | Sporgendoci lievemente | Dalle felci che fanno cadere le loro lacrime | Sui giovani ruscelli. | Vieni via, fanciullo umano! | Verso le acque e le terre selvagge | Con una fata, mano nella mano. | Poiché al mondo vi è più dolore di quanto tu possa comprendere. || Viene via con noi, | Il fanciullo dallo sguardo solenne: | Non udirà più i muggiti | Dei vitelli sul tiepido fianco della collina. | Né la teiera sul focolare | Cantare la pace nel suo petto; | Né vedrà i topi scuri | Tutt’attorno alla dispensa. | Perché viene, il fanciullo umano, | Verso le acque e le terre selvagge | Con una fata, mano nella mano. | Poiché al mondo vi è più dolore di quanto egli possa comprendere.
Là dove gli alti monti | Di Sleuth Wood si bagnano nel lago, | Là si trova un’isola verde | Dove sbattendo le ali gli aironi svegliano | I sonnolenti topi d’acqua; | Là abbiamo nascosto le nostre tinozze incantate, | Colme di bacche | E delle più rosse ciliegie rubate. | Vieni via, fanciullo umano! | Verso le acque e le terre selvagge | Con una fata, mano nella mano. | Poiché al mondo vi è più dolore di quanto tu possa comprendere. || Là dove l’onda del chiaro di luna fa brillare | Le opache sabbie grigie, | Lontano, presso Rosses, | Noi danziamo tutta la notte, | Intessendo antiche danze, | Intrecciando le mani ed intrecciando gli sguardi | Fino a che la luna non vola via; | Avanti e indietro saltiamo | E cerchiamo le bolle spumeggianti, | Mentre il mondo è pieno di dolori | E ansioso dorme. | Vieni via, fanciullo umano! | Verso le acque e le terre selvagge | Con una fata, mano nella mano. | Poiché al mondo vi è più dolore di quanto tu possa comprendere. || Dove l’acqua girovaga zampilla | Dalle colline sopra Glen-Car, | In pozze tra i salici | Dove neanche una stella potrebbe bagnarsi, | Cerchiamo le trote dormienti | E sussurrando loro all’orecchio | Ne turbiamo i sogni; | Sporgendoci lievemente | Dalle felci che fanno cadere le loro lacrime | Sui giovani ruscelli. | Vieni via, fanciullo umano! | Verso le acque e le terre selvagge | Con una fata, mano nella mano. | Poiché al mondo vi è più dolore di quanto tu possa comprendere. || Viene via con noi, | Il fanciullo dallo sguardo solenne: | Non udirà più i muggiti | Dei vitelli sul tiepido fianco della collina. | Né la teiera sul focolare | Cantare la pace nel suo petto; | Né vedrà i topi scuri | Tutt’attorno alla dispensa. | Perché viene, il fanciullo umano, | Verso le acque e le terre selvagge | Con una fata, mano nella mano. | Poiché al mondo vi è più dolore di quanto egli possa comprendere.
La traduzione italiana del testo è opera mia, mentre molte delle notizie sulle fairies provengono da due raccolte di racconti della tradizione irlandese compilate dello stesso Yeats, “Fairy and Folk Tales of Ireland” e “Fairy And Folk Tales Of The Irish Peasantry” (qui in inglese). Potete anche ascoltare una splendida versione musicata di questa poesia qui.
Today I’d
like to share with you a poem written by one of my favourite authors, Irish
poet W.B. Yeats. What I love about this poem is the magical atmosphere that
surrounds me when I read it, it always gives me the feeling to be travelling to
another place as the words go by.
The main
characters of this story are the fairies, the magic creatures who live on
Ireland’s hills, not too different from those you can meet on our mountains.
Fairies’ origin is uncertain: some say they’re ancient gods and goddesses,
according to others they’re the spirits of the earth… what is certain is that
they don’t have a specific dimension, as they can change their looks according
to their capricious nature, and their behavior changes with the circumstances.
For example, during the year’s three main celebrations, Beltane, Midsummer e
Samhain they dance and celebrate, but on these occasions they can also be rude
and use their enchanted darts to paralyze men and carts, or they can decide to
kidnap a human being, more often a child. This is called a changeling, and it’s
the change between a human child and an ill fairy one or a charmed wood log
that dies some time afterward, misleading the parents who think it was their
kid to die. Those who get carried away on the contrary are happy, as they live
the life of the fairies, with lots of food, music and dances. This habit of
trying to convince human children to dance and play along is a common feature
in both Irish and our fairies, and this is just what happens in Yeats’ poem.
Another
thing these fairies have in common is that they all wear particular hats, and
these hats are often red. That’s not surprising, as red has always been the
colour of magic, so it’s natural that these creatures chose it to make their
merry hats. Mine was made with the mysterious fairies in mind, and I think it
would suit a winter dance around a bonfire.
I’ll add
just one more thing: my blog’s title comes from this poem. “Weaving olden
patterns” comes from “weaving olden dances”, in the second verse.
The Stolen Child
Where dips
the rocky highland | Of Sleuth Wood in the lake, | There lies a leafy island |
Where flapping herons wake | The drowsy water rats; | There we've hid our faery
vats, | Full of berrys | And of reddest stolen cherries. | Come away, O human
child! | To the waters and the wild | With a faery, hand in hand. | For the
world's more full of weeping than you can understand. || Where the wave of
moonlight glosses | The dim gray sands with light, | Far off by furthest Rosses
| We foot it all the night, | Weaving olden dances | Mingling hands and
mingling glances | Till the moon has taken flight; | To and fro we leap | And
chase the frothy bubbles, | While the world is full of troubles | And anxious
in its sleep. | Come away, O human child! | To the waters and the wild | With a
faery, hand in hand, | For the world's more full of weeping than you can
understand. || Where the wandering water gushes | From the hills above
Glen-Car, | In pools among the rushes | That scarce could bathe a star, | We
seek for slumbering trout | And whispering in their ears | Give them unquiet
dreams; | Leaning softly out | From ferns that drop their tears | Over the
young streams. | Come away, O human child! | To the waters and the wild | With
a faery, hand in hand, | For the world's more full of weeping than you can
understand. || Away with us he's going, | The solemn-eyed - | He'll hear no
more the lowing | Of the calves on the warm hillside | Or the kettle on the hob
| Sing peace into his breast, | Or see the brown mice bob | Round and round the
oatmeal chest | For he comes the human child | To the waters and the wild |
With a faery, hand in hand | From a world more full of weeping than he can
understand.
Se vi piacerebbe indossare questo cappello per danzare con le fairies potete trovarlo nel mio shop, o se preferite potete contattarmi via e-mail.
Non conosco molto Yeats, anzi la tua è la prima poesia che leggo. Ma per anni sono stata appassionata dell'argomento. Ho,tra gli altri, un libro curioso su un'indagine,vera!: LE FATE DI COTTINGLEY GLEN, che Conan Doyle,nientemeno il papà di Sherlock Holmes, aveva avviato, lui ci credeva davvero. A volte quando nelle sere d'estate vedo delle lucciole in giardino (da me ci sono ancora, chissà per quanto), mi ricordo quando mia nonna mi diceva che erano fatine... allora ce n'erano tantissime. Io,invece, ho un debole per gli gnomi, ne ho a centinaia, disseminati sia in giardino che per tutta casa, ho,addirittura, uno splendido sgabello di Philippe Starck. Anche nelle storie di mia nonna, che era del 1900, si raccontava di rapimenti di bambini da parte delle fate, che da noi si confondevano un pò con una sorta di streghe, dette le janare, che solitamente s'incontravano sotto il noce di Benevento. Le tue creazioni sono semplici e belle, ma le presenti con tale poetico mistero che assomigliano tutte al mantello dell'invisibilità di Harry Potter. Ciao, Anna.
ReplyDeleteThank you Melatia for stopping by my blog:) Lovely way to join the poem with your hat...! Have a nice and peaceful day!
ReplyDeleteQualche anno fa, poco prima di Natale, facevo una passeggiata al mercato settimanale della mia città, mi sono soffermata ad un banco di pupazzi del mercatino americano e curiosando ...ho acquistato una strana bambola con le ali. questa bambola aveva incorporato un discetto.....insomma raccontava la sua storia di fata...mi piaceva proprio tanto ascoltarla...poi alla fine l'ho regalata ad una bambina però mi è rimasta quella vocetta che raccontava come era diventata fata....Il cappello che dire ...e bellissimo!!! Brava!!!!
ReplyDeleteA pretty hat, a wonderful poem and an enchanting (and "eye-watering" ;-)) song! Very nice explanations about the fairies, too. I tend to the version with the spirits of nature, but who knows? Why shouldn't an ancient god or goddess appear in form of a fairy as well ;-). And indeed I'm sure that there are some fairies sitting in the trees outside my window and watch me writing this ;-). Thanks for this touching post, Melatia!
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